martedì 27 gennaio 2015

Una mail per Matteo Renzi (purtroppo inutile, temo)

Caro Matteo, ti ho scritto alcuni mesi orsono, quando ancora avevo fiducia in te, nel tuo ottimismo contagioso e nella tua voglia di cambiare. Quando ancora non mi era chiaro che i cambiamenti per i quali ti batti con maggior vigore sono quelli che convengono a te o a qualcuno dei tuoi amici. E pensare che in questa nostra Italia malridotta ce ne sarebbero di cose da fare... Parliamo ad esempio di lavoro: certo tu non hai il problema, ma la maggior parte dei genitori che conosco per poter campare deve contare su due stipendi perché uno, con il mutuo, le rate della macchina, le bollette e la spesa è appena sufficiente a far quadrare il bilancio del mese in corso, e accantonare non si può. E noi poveri cittadini non possiamo permetterci di fare come lo Stato spendaccione: se le uscite sono maggiori delle entrate non possiamo contare sul debito pubblico o su nuovi balzelli, ancorchè fantasiosi, per far pagare a qualcun altro i nostri debiti. Partendo da questi assunti, fare un figlio è un atto di coraggio e metterne al mondo addirittura due è ormai un’impresa. Noi ci abbiamo voluto credere e così il 23 settembre siamo diventati genitori orgogliosi del nostro secondogenito, buttando il cuore oltre l’ostacolo. Ma ecco che, con il passare dei mesi, l’ostacolo sta alzando l’asticella. Dietro l’angolo si manifesta il fantasma del mio rientro al lavoro, ponendomi di fronte a una scelta obbligata quanto ingiusta: dover spostare la mia primogenita dalla materna attuale a una sezione di materna all’interno del nido che frequenterà il fratello, creandole un trauma (seppur minimo) per il nuovo cambio di scuola, la rinnovata perdita delle amichette e dei riferimenti, la sostituzione di una mastra bravissima e con molta esperienza con una magari altrettanto brava ma alle prime armi. E questo perché il mio datore di lavoro non può o non vuole concedermi una riduzione d’orario e la scuola non è aperta il tempo necessario da permettermi di portare due figli in due istituti diversi, lavorando e non potendo contare sui nonni. Pertanto ti dico, caro Matteo, che invece del jobs act che al posto di creare nuovi posti di lavoro creerà nuovi precari dal contratto rivedibile ad ogni starnuto, avresti potuto considerare le seguenti -piccole- riforme: · Rendere obbligatorio per il datore di lavoro il part time o la riduzione d’orario per ogni mamma che ne faccia richiesta · Creare un piccolo numero di permessi pagati per le mamme con figli sotto i 4 anni · Allungare l’orario di asili e scuole obbligatorie fino alle 18, con post-scuola adeguati e non troppo onerosi · Prevedere servizi tipo baby sitting collettivo a costi contenuti oltre tale orario Se potrai contattarmi te ne sarò grata e sono disponibile a discutere dei veri bisogni delle famiglie e dei lavoratori italiani. A presto, Elisa Versiglia

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