domenica 18 giugno 2017

Con ottime probabilità, anche quest'anno, credo per il sesto anno di fila, ci dimenticheremo del nostro anniversario di matrimonio. Un po' perché siamo pessimi nel ricordare date e ricorrenze, un po' perché prosciugati dai due Nani che, bontà loro, finalmente si sono messi a dormire (alle 23) dopo una giornata di passeggiate all'aperto, tanto per fare un esempio. E anche un po' perché sia io che il Marito, quando abbiamo deciso di unire i nostri Io in un Noi, lo abbiamo fatto pensando a un Noi decisamente più grande e più bello della somma delle nostre due identità, e questo Noi effettivamente lo celebriamo ad ogni compleanno, festa del papà e della mamma, Natale, Pasqua, ponti, gite fuori porta, ad ogni colloquio con le maestre, lezione di inglese e bracciata in piscina. In questo Noi a quattro voci c'è ormai poco spazio per il Noi originario, quello da cui tutto é partito. E va bene così. Perché sia io che il Marito non siamo la coppia da cuoricini e frasi sdolcinate sul diario Fb del consorte (il Marito in tutta onestà non mi ha nemmeno voluto dare l'amicizia virtuale perché dice che gli rompo già l'anima nella vita reale), non ci regaliamo cioccolatini né scriviamo poesie per l'altro, a volte non ci chiamiamo neanche "amore" o "tesoro". La frase con cui mi ha chiesto di formare una famiglia, in una brumosa domenica mattina di circa 9 anni fa, é stata: "Ho verificato che riesco a sopportarti. Ci sposiamo, a sto punto?". E, contro ogni apparenza, l'ho trovata una frase romantica davvero: dirmi con consapevolezza che era disposto a sopportare tutte le mie manie e i nervosismi e le ansie per il resto della sua vita mi é sembrata la dichiarazione più bella che potesse farmi. Come dicevo, non adottiamo frasi zuccherose, ma ci siamo l'uno per l'altra e tutti e due per i bambini. Ci siamo quando bisogna decidere come gestire una situazione difficile, ci siamo quando è ora di fare da taxi, ci siamo quando bisogna approntare la cena e svegliarsi durante la notte per una febbre o una pipì improvvisa. Ci siamo quando qualcuno sta male e ci siamo per una gita al mare. Ci siamo per prenderci in giro e ridere delle stesse cose. Poche parole ma tutti i fatti, quelli che contano e quelli che no. Perché l'importante, per come la vedo, non è mandarsi faccine innamorate, ma portare fuori la pattumiera al posto dell'altro quando fa freddo, fargli una tisana se sta male e dargli la propria coperta quando è intirizzito, ricordargli di prendere le medicine e aiutarlo a cercare la patente, dividersi le incombenze e spartirsi i pensieri. L'importante é scegliersi tutti i giorni.

venerdì 16 giugno 2017

In casa abbiamo una futura ballerina e un futuro muratore (“Mamma, io da gande monto case”). Questo la dice abbastanza lunga sui miei figli e sulle loro personalità, anche se ancora in via di evoluzione. La Pulcina è un’artista, una sognatrice, una persona che si perde in mezzo a pensieri e progetti dimenticandosi spesso del presente, mentre il Nanetto è un pragmatico, uno che vuole sistemare le cose, uno che quando ti vede scalzo ti porta le ciabatte, ma è anche una persona libera, che ama viaggiare nuda ed è orgogliosa di se stessa (alcune sere fa, guardando si allo specchio: “Ciono bello!”). Spero che la vita sia generosa nei loro confronti, e specialmente verso la Pulcina, che tra un sogno e l’altro presenta una buona dose di sensibilità. Il Nanetto, se continua così, non credo avrà problemi di sorta.

venerdì 9 giugno 2017

Riflessioni mattutine

Rimango sempre positivamente colpita dalla consapevolezza dei bambini. Ogni volta non me lo aspetto, ma i bambini sanno avere una profonda coscienza di sé e del mondo. Questa mattina ad esempio sono rimasta stupita da come mia figlia abbia interiorizzato, a nemmeno sei anni, la notizia che non ci sarò per sempre. Mi chiedo, senza avere risposta alcuna, se questo sia dovuto al fatto che io ho perso la mia, di mamma, prima che lei nascesse e quindi lei abbia realizzato un qualche collegamento inconscio sulla caducità delle mamme. Questa consapevolezza mi ha un po’ rattristata. Non tanto per la notizia della mia futura dipartita, quanto perché ritengo che a 5 anni uno dovrebbe credere che tutto sia possibile, dall’esistenza di Babbo Natale all’immortalità delle persone care. Dall’altro lato penso però che questo avere una coscienza degli eventi così come sono (esistenza di Babbo Natale a parte), le procurerà forse meno delusioni e in qualche modo le consente oggi di vivere appieno la mia presenza. Stamattina, per l’appunto, mi ha detto: “Ho paura di fare i buchi alle orecchie”, e io: “Allora non farli, nessuno ti obbliga. Puoi decidere quando sarai più grande, se credi”. Ci ha pensato un pochino, poi: “Li farò quando sarò più grande, ma quando tu ci sei ancora”. In qualche modo questo mi ha indotta a pensare che accetterà la mia scomparsa con obiettività, avendo già messo in conto che è un evento che, speriamo in un futuro lontano, si presenterà. Ciò mi ha lasciato un gusto agrodolce, perché egoisticamente è un po’ difficile accettare che chi amiamo in modo così assoluto possa fare a meno di noi, ma d’altra parte la serenità dei figli e la loro presa di coscienza del mondo è forse l’obiettivo a cui un genitore deve tendere.

mercoledì 7 giugno 2017

Sfruttamento di moccoli

Stasera stavo pulendo il nasino al piccolo di casa, che si dimenava come dieci Nani che si dimenano. A un certo punto dico: " Aspetta, hai ancora un moccolo nel naso" e lui, prontissimo: "No, é andato a lavorare"

martedì 6 giugno 2017

#Lecoseimportantidellavita #100% Vittorio

Mamma: "Allora buonanotte, amore. Fai bei sogni"; Nano: "Ci, ciogno biccotti, ciccia, pesce e anche wuttell"