mercoledì 26 ottobre 2011

Effetti collaterali

L'effetto collaterale di un figlio? Che vedi talmente poco tuo marito che lui non si ricorda nemmeno più come ti chiami. In senso letterale, dico. Ieri sera il mio mi ha chiamata Luisa :-(

lunedì 24 ottobre 2011

LE SCOPERTE DI PALLINO (racconto per concorso Borgo Loreto)

Guardo Pallino, il mio soriano dal pelo candido come neve, avventurarsi fuori dalla porta finestra e poi veloce giù per la grondaia. Va a spasso per i balconi e i terrazzi di via Vittorio Emanuele impettito come un damerino ottocentesco in cerca di avventure. Lo vedo uscire tutte le mattine verso le 10, ma oggi mi chiedo dove sparisce e decido di seguirlo. Certo calarmi dalla grondaia non è una soluzione praticabile, quindi mi sbrigo ad uscire dal civico 51 sperando che Pallino nel frattempo non svanisca nel nulla. Uscita dal portoncino di casa guardo in su e lo intravedo, beatamente appollaiato sul balcone dell’ottico Simonato, che osserva attento le vetrine della macelleria accanto. Quando comincio a pensare che in realtà le sue avventure non sono altro che la ricerca di un boccone particolarmente ghiotto, eccolo partire veloce come un fulmine in direzione di Loreto. Quasi lo perdo di vista, ma poi scorgo la coda entrare nella chiesetta omonima da uno spiraglio di finestra lasciato aperto in occasione delle pulizie annuali in vista della festa settembrina. Mi avvicino, sbircio dentro. Buio. Di Pallino nessuna traccia. Prima o poi lo vedrò pur uscire, mi dico. E così mi siedo davanti all’ingresso della chiesetta e osservo la vita passare: una signora con pesanti borse della spesa, una nonna con nipotina sul passeggino ormai sgangherato, un uomo di mezz’età con bicicletta anni ’60 e polo a righe… ma di Pallino nemmeno l’ombra.
Rintoccano le 12. E’ impossibile che Pallino sia ancora dentro la chiesetta –a far cosa, poi?- ma d’altronde non l’ho visto uscire, e sono sempre rimasta piazzata davanti alla piccola entrata.
Torno a casa per prepararmi un pasto veloce e noto Pallino che mi scruta con aria maliziosa al di là della porta finestra. Mi è sfuggito, anche se non capisco come ciò sia potuto succedere. Decido che scoprire qualcosa in più sulle sue avventure diurne diventa una questione di principio e che lo pedinerò fino a quando non verrò a capo della faccenda.
Il mattino dopo, quando Pallino si cala per la grondaia, arraffo la borsa e mi precipito giù per le scale più veloce che riesco. Pallino sta di nuovo ammirando le salamelle in vetrina come a pregustare un delizioso bocconcino e sembra che mi attenda. Con calma, si avvia verso Loreto ed eccolo sparire ancora tra le sbarre della piccola finestra vicino all’ingresso. Non mi perdo d’animo e recupero le chiavi che mi sono fatta prestare dai priori con una scusa. Entro. Appena gli occhi si sono abituati alla penombra mi guardo intorno in cerca del soriano. La cappella è piccola eppure lui si è nascosto bene perché non riesco a individuarlo da nessuna parte: ispeziono i banchi, sposto la tovaglia ricamata dell’altare, ammucchio i cestini portati per la festa. Niente.
Ad un tratto, un movimento nell’angolo attira la mia attenzione: mi avvicino e scorgo un buco grosso quanto una mela, proprio in fondo alla cappella. Pallino di certo si è infilato lì dentro.
“Strano –penso rientrando a casa- nessuno si è mai accorto del muro rovinato, chissà da quanto è così. Magari ci passano i topi e Pallino è interessato a quelli”.
Nel pomeriggio, però, decido di tornare per un sopralluogo e dare un’occhiata ulteriore alla fessura: in ogni caso bisognerà ripararla a breve, magari con i fondi raccolti con il banco di beneficenza organizzato ogni anno per la festa. Mi chino con il viso all’altezza del foro e mi pare di sentire dell’aria fresca. Che ci sia un passaggio con l’esterno? No, mi dico, è estate, l’aria sarebbe piuttosto calda se arrivasse dall’esterno. Vado a controllare fuori e in effetti non trovo nessuna fenditura, o crepa, o altri segni di rovina. Il mistero si infittisce.
Torno con i priori e faccio loro vedere la mia scoperta, o meglio la scoperta di Pallino. Concordano sul fatto che la cappella vada sistemata al più presto e decidono di coinvolgere il Comitato dei festeggiamenti di borgo Loreto, che si occuperà della sistemazione del muro e delle relative spese.
Passano i giorni e io mi dimentico del buco, fino a quando vedo Pallino tornare da una delle sue scorribande coperto di ragnatele. “Allora non hanno ancora aggiustato la cappella!”, mi dico. Sono certa che Pallino arriva da lì.
Decido di andare a parlare con qualcuno del comitato per approfondire la questione. Il muro non è ancora stato aggiustato, vengo a sapere, perché c’è la possibilità che il pertugio in realtà porti a qualcosa di interessante: tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento nel terreno intorno alla cappella era stato costruito un cimitero, in seguito rimpiazzato dall’attuale esistente in via Corio. Certo la cappella va preservata perché i ciriacesi le sono affezionati, ma la notizia è di rilievo e merita di essere verificata.
Arriva l’inverno e finalmente qualcosa si muove: viene effettuato con molta cautela uno scavo sotto il pavimento della chiesetta verso l’esterno ed effettivamente torna alla luce una piccola tomba, appartenuta a una nota famiglia ciriacese dell’Ottocento. Lo scoop giunge ai giornali, prima locali e poi nazionali, così curiosi e turisti arrivano a frotte per ammirare la tomba rimasta sotterrata per oltre centocinquant’anni, lasciando spesso un’offerta alla Madonna di Loreto.
È tornata l’estate. Da quest’anno il borgo non ha più problemi di budget per organizzare la festa annuale, mentre Pallino, diventato una celebrità locale, riceve frattaglie ogni volta che passa - piuttosto spesso in verità- davanti alla sua macelleria favorita.
L’unico problema è che Pallino è diventato Pallone a furia di ghiottonerie: mi toccherà metterlo a dieta stretta e sgridare il macellaio se voglio far tornare alla luce nei prossimi anni altre rarità presenti nel borgo.

domenica 23 ottobre 2011

Primi Progressi nel Progetto

Come procede con l'inglese? Bè, ieri abbiamo comprato a Giorgia due cd di lullabies e canzoni per bambini e stamattina ne abbiamo sentito uno. Certo che la vecchia fattoria (che tradotta diventa Old McDonald had a farm) in inglese è un po' strana!! Però è stato carino.
Ora mi cerco i testi e me li studio. E io che pensavo che dopo l'università avrei smesso... illusa!
Ho appena trovato qs sito http://learnenglishkids.britishcouncil.org/en/ con giochi, musica e tutto quel che si può immaginare in inglese! Favoloso! I giochi sono uno spasso.

sabato 22 ottobre 2011

La perfida Albione

Ho deciso di insegnare a mia figlia l'inglese. In che termini farò ciò è ancora da stabilire, ma intanto ho tirato fuori i libri di Beatrix Potter in lingua, ho cercato sul vocabolario parole a me finora sconosciute come nappy, bib e feeding bottle, voglio comprare un libro di lullabies con cd e impararle, mi sono confrontata con il blog bilinguepergioco.com, dove in effetti ho trovato moltissimi spunti interessanti, e ho visto il David Letterman Show in lingua, così, per vedere cosa ricordo e capisco ancora... per il vero molto poco!
Scriverò come procede l'esperimento.

venerdì 21 ottobre 2011

Fate figli (se non volete più un minuto per voi)!

Ho una figlia di tre mesi. Questo naturalmente significa che ho poco tempo per qualsiasi cosa e che non sono ancora arrivata all'interazione con lei che porta alla narrazione e, più tardi, all'invenzione condivisa di favole.
Per il momento conto di postare più che altro qualche breve sprazzo di quotidianità: ad esempio oggi, al compimento esatto del suo terzo mese, Giorgia ha preso direi in maniera consapevole le mie dita con le sue manine. Le guardava con molta attenzione e con quel faccino ad occhi sgranati che sempre fa quando è concentrata. Oggi ha anche imparato a mettere la linguetta fuori dalla bocca in una smorfia buffissima.
Tra qualche mese, quando forse smetterà di mangiare 10/12 volte al giorno, provvederò ad aggiungere favole e racconti.

venerdì 14 ottobre 2011

DIALOGO (SUR)REALE

Tipica scena nella sala d’aspetto di un qualsiasi dottore della mutua.

La stanza è gremita di anziani, che per meglio passare il loro tempo libero si ritrovano nella calda ed economica sala d’aspetto del medico a far quattro chiacchiere in libertà.

Giuseppe: Ciao Gaspare, come va questa settimana?
Gaspare: Ah, caro Giuseppe, purtroppo il piede mi duole ancora.
Giuseppe: Ti sei alzato con il piede sbagliato, allora! Ma cos’hai?
Gaspare: Mah, il medico mi ha detto che ho una cosa strana… come si chiama?! La gatta, mi pare… In breve, mangio troppa carne!
Giuseppe: Sì, ho capito cos’è. Devi mangiare più verdura. Inoltre, un mio amico ha sentito dire che con la gatta bisogna lavarsi poco e mangiare le uova. Io invece sono venuto solo a fare una ricetta, ma è un’ora che aspetto.
Gaspare: Sono tutti lunghi stamattina?
Giuseppe: Stanno dentro un quarto d’ora l’uno. Nemmeno avessero qualcosa di grave. Io ho da fare, non posso stare qui tutto il mattino.
Gaspare: Eh, lo so. Pensa che l’altra settimana c’erano addirittura 12 persone e io sono stato qui dalle 6,30 alle 8,45.
Giuseppe: Ma la dottoressa non apre lo studio alle 8,30?
Gaspare: Eh, ma se arrivo alle 8,30 chissà quando esco!
Giuseppe: Hai ragione, lunedì prossimo verrò anch’io alle 6,30. Possiamo trovarci qui davanti. L’unica cosa è che comincia a fare freddo. Bisognerebbe dire alla dottoressa di lasciare lo studio aperto la sera prima.

Entra una nuova mutuata.

Giuseppe: Ciao Carmela! Chi non muore si rivede!
Carmela: Scherzate sempre, voi due, ma io il mese scorso me la sono vista brutta. Mi è venuta una tosse così forte che non riuscivo più a stare al telefono con mia figlia. Stavo talmente male che non sono nemmeno venuta dal dottore. E voi come state?
Gaspare: Io ho la gatta. Non devo mangiare tanta carne.
Giuseppe: Io sono andato a fare le analisi in ospedale. Buon sangue non mente.
Carmela: È tanto che aspettate? Io ho fretta.
Giuseppe: Eh, cara Carmela, per la fretta la gatta ha fatto i gattini ciechi. E comunque io sono qui da più di un’ora. Oggi sono tutti malati.
Carmela (scandalizzata): Ma sti giovani, non vanno a lavorare che sono sempre dal medico?
Giuseppe: Non ci sono più i giovani di una volta. Oggi non hanno voglia di lavorare. Io quand’ero giovane andavo in giro anche in inverno con i pantaloncini corti, mica come adesso con le canotte di lana e i jeans firmati! Io a vent’anni spaccavo le pietre!
Gaspare: Io ho lavorato in fabbrica vicino ai forni per 25 anni. Oggi quei lavori lì non li vuole fare più nessuno, assumono i stra-comunitari per farli.
Giuseppe (annuendo): Lavoro saltami addosso, che scappo a più non posso.
Carmela: Meno male che i miei figli sono diversi! Loro sì che si danno da fare: uno lavora alle poste, mentre l’altro, poverino, è tanto malato e lo hanno licenziato perché stava spesso a casa in mutua. È proprio una vergogna. Uno non ha nemmeno più il diritto di star male.
Giuseppe (alzandosi): Finalmente tocca a me. Ci vediamo lunedì, eh, Gaspare?
Gaspare: D’accordo. (Guarda l’ora). Accidenti se è tardi! Dal dottore ci verrò domani, adesso devo andare in macelleria.

Illuminazione!

Di recente ho visto il film Julie and Julia (mi pare si intitoli così) e ho realizzato le vere potenzialità di un blog, almeno negli States. Non so se in Italia la cosa funzioni, però come si suol dire tentar non nuoce.
Ecco il proposito per i prossimi mesi: aggiornare il blog settimanalmente, e sperare che qualcuno legga!