venerdì 14 ottobre 2011

DIALOGO (SUR)REALE

Tipica scena nella sala d’aspetto di un qualsiasi dottore della mutua.

La stanza è gremita di anziani, che per meglio passare il loro tempo libero si ritrovano nella calda ed economica sala d’aspetto del medico a far quattro chiacchiere in libertà.

Giuseppe: Ciao Gaspare, come va questa settimana?
Gaspare: Ah, caro Giuseppe, purtroppo il piede mi duole ancora.
Giuseppe: Ti sei alzato con il piede sbagliato, allora! Ma cos’hai?
Gaspare: Mah, il medico mi ha detto che ho una cosa strana… come si chiama?! La gatta, mi pare… In breve, mangio troppa carne!
Giuseppe: Sì, ho capito cos’è. Devi mangiare più verdura. Inoltre, un mio amico ha sentito dire che con la gatta bisogna lavarsi poco e mangiare le uova. Io invece sono venuto solo a fare una ricetta, ma è un’ora che aspetto.
Gaspare: Sono tutti lunghi stamattina?
Giuseppe: Stanno dentro un quarto d’ora l’uno. Nemmeno avessero qualcosa di grave. Io ho da fare, non posso stare qui tutto il mattino.
Gaspare: Eh, lo so. Pensa che l’altra settimana c’erano addirittura 12 persone e io sono stato qui dalle 6,30 alle 8,45.
Giuseppe: Ma la dottoressa non apre lo studio alle 8,30?
Gaspare: Eh, ma se arrivo alle 8,30 chissà quando esco!
Giuseppe: Hai ragione, lunedì prossimo verrò anch’io alle 6,30. Possiamo trovarci qui davanti. L’unica cosa è che comincia a fare freddo. Bisognerebbe dire alla dottoressa di lasciare lo studio aperto la sera prima.

Entra una nuova mutuata.

Giuseppe: Ciao Carmela! Chi non muore si rivede!
Carmela: Scherzate sempre, voi due, ma io il mese scorso me la sono vista brutta. Mi è venuta una tosse così forte che non riuscivo più a stare al telefono con mia figlia. Stavo talmente male che non sono nemmeno venuta dal dottore. E voi come state?
Gaspare: Io ho la gatta. Non devo mangiare tanta carne.
Giuseppe: Io sono andato a fare le analisi in ospedale. Buon sangue non mente.
Carmela: È tanto che aspettate? Io ho fretta.
Giuseppe: Eh, cara Carmela, per la fretta la gatta ha fatto i gattini ciechi. E comunque io sono qui da più di un’ora. Oggi sono tutti malati.
Carmela (scandalizzata): Ma sti giovani, non vanno a lavorare che sono sempre dal medico?
Giuseppe: Non ci sono più i giovani di una volta. Oggi non hanno voglia di lavorare. Io quand’ero giovane andavo in giro anche in inverno con i pantaloncini corti, mica come adesso con le canotte di lana e i jeans firmati! Io a vent’anni spaccavo le pietre!
Gaspare: Io ho lavorato in fabbrica vicino ai forni per 25 anni. Oggi quei lavori lì non li vuole fare più nessuno, assumono i stra-comunitari per farli.
Giuseppe (annuendo): Lavoro saltami addosso, che scappo a più non posso.
Carmela: Meno male che i miei figli sono diversi! Loro sì che si danno da fare: uno lavora alle poste, mentre l’altro, poverino, è tanto malato e lo hanno licenziato perché stava spesso a casa in mutua. È proprio una vergogna. Uno non ha nemmeno più il diritto di star male.
Giuseppe (alzandosi): Finalmente tocca a me. Ci vediamo lunedì, eh, Gaspare?
Gaspare: D’accordo. (Guarda l’ora). Accidenti se è tardi! Dal dottore ci verrò domani, adesso devo andare in macelleria.

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