giovedì 7 maggio 2015

I figli ci assomigliano moltissimo. Ci osservano, ci studiano, ci ammirano, ci adorano. Ci odiano, più avanti negli anni. Ma soprattutto ci copiano. Non importa quel che cerchiamo di insegnare loro, quello che diciamo, come predichiamo. Quello che conta davvero è come ci comportiamo in loro presenza, loro prenderanno spunto da lì per fare altrettanto in situazioni analoghe. Questo per me significa che i figli ci spingono, con la loro mera presenza, a migliorarci. Loro sono i nostri specchi. In ciò che dicono, nei loro giochi, nelle loro azioni quotidiane, possiamo vedere chi siamo veramente, possiamo realizzare di dire parole o addirittura frasi di cui non ci rendiamo conto, possiamo ricosconoscere un gesto o persino un tic. Osservando i propri figli, come per altri versi i propri genitori, ci vediamo un po' da fuori, ci rendiamo conto di quanto possiamo essere piacevoli o, viceversa, molesti in determinate occasioni. Ecco allora che lo "specchio" diventa occasione di riflessione profonda e di mutamento, quasi una psicoterapia a costo zero. La difficoltà è avere la forza di osservare e riconoscere nei comportamenti dei piccoli le nostre debolezze, per poi farsi forza insieme e cambiare. Con loro e per loro, ne vale la pena.

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