lunedì 6 agosto 2018

Eccolo qui, l'imprenditore milanese in vacanza. Il "faso-tuto-mi" (con licenza geografica parlando) della pianura Padana. Polo con colletto rigorosamente alzato, occhialini bassi sul naso per scrutare la realtà che lo circonda, tinta ai ricci ormai canuti, cellulare ultimo grido con cui aumenta considerevolmente l'inquinamento acustico. Seduto al tavolino del bar accanto al mio, risponde a una telefonata comunicando a tutti i presenti la sua condizione di forzato del lavoro, sperticandosi nel lodare le fortunate circostanze in cui versano gli impiegati ("Loro sì, che vanno in vacanza. Staccano il cervello e non si preoccupano più di nulla, come se durante l'anno lavorassero davvero. Io, invece, lavoro trecentosessantacinque giorni l'anno"). Ora passa alle pubbliche relazioni, diversa forma di inquinamento acustico. Dicesse almeno qualcosa di interessante. Ma no: "Adesso vado a correre, sarò senza telefono per un'oretta"... Ma il mondo sopravviverà?
Vorrei leggere, ma non posso. Il telefono squilla di continuo. Il suo, dico. E così mi vendico scrivendo male di lui. Anch'io, nel mio piccolo, mi incazzo.

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