lunedì 3 ottobre 2022

Ginnastica agonistica (nel senso di agonia)

Dunque.

Un po' per fare cosa gradita a mia figlia che ci tiene a condividere le sue passioni con me (cosa comprensibile visto che vale anche l'inverso) e un po' per cercare di fare uno sport dopo circa 9 anni di inattività totale, ho pensato di fare la prova a ginnastica artistica adulti.

Io che non so fare nemmeno la ruota e vengo puntualmente sbeffeggiata dai figli quando a casa provo ad imitare Giorgia negli esercizi più semplici.

Ma mi son detta: "Ora o mai più!" E così sono partita per l'allenamento.

Appena arrivata ho capito di essere fuori posto: tre delle compagne del corso sono ragazzine decisamente sotto i 20 anni, due delle quali ex agoniste mentre la terza allena le piccole e credo faccia gare. Poi c'è una ragazzina poco allenata ma pur sempre giovane e una "signora" parecchio più giovane di me che si cimenta però nella disciplina da 3 anni. E poi ci sono io:  il relitto che non fa sport da 9 lunghi anni e che non ha mai fatto ginnastica artistica, né ritmica, né una disciplina analoga.

Vogliamo parlare dell'abbigliamento?

Le tre ex agoniste/allenatrici con fisici super scolpiti in pantaloni e top aderenti che rendono giustizia a tanto ben di Dio. Le due di medio allenamento comunque con pantaloni tecnici e maglietta larga ma adeguata. Io con un leggings schizzato di ammoniaca e una maglietta vecchia di 20 anni. E meno male che quella con scritto "Not photoshopped" era a stirare che altrimenti mi presentavo con quella.

A parte tutto ciò le difficoltà si sono presentate subito: già dal riscaldamento ero parecchio indietro rispetto alle altre, non avevo idea di cosa diavolo fosse un plank (sempre che si scriva così), la spaccata l'ho fatta praticamente da in piedi e pure gli addominali che avevo ben allenati si sono rivelati molli come pudding.

Nella fase di potenziamento mi sono resa conto che dovrei prima avere dei muscoli per poi potenziarli e mentre le altre facevano verticali ed esercizi dai nomi improponibili io riuscivo a malapena ad alzare le gambe appoggiate su un cuscino mentre reggevo il busto sulle braccia.

Ma il peggio è venuto quando siamo passati finalmente alla fase "ludica": mentre le altre facevano salti e giri con scioltezza, io dovevo fare "solo" capovolte (banali capriole) prima su un cuscino alto, poi su un tappeto basso, a seguire 3 addominali alla spalliera. Tre giri così. Già al primo giro ho avvertito un giramento di testa che mi ha lasciata stordita per qualche secondo. Al secondo giro ho dovuto riprendere fiato. Al terzo giro avevo ormai la nausea. 

Ho comunque fatto ancora le 20 semi ruote (cioè cercavo di saltare da una parte all'altra con le gambe piegate come una ranocchia) ma alla fine di questo secondo esercizio mi sembrava di essere scesa da 10 giri di seguito sulle montagne russe dopo aver mangiato cinghiale e peperonata. 

Ho fatto presente il malessere all'allenatore che, ridendo sotto i baffi, mi ha detto che è normale e che dopo 3/4 allenamenti passerà.

Ora: non so se domani riuscirò a scendere dal letto ma l'accoglienza che mi ha riservato mia figlia al ritorno dalle fatiche mi ha totalmente ripagata. Si è informata sul mio livello di stanchezza, mi ha rincuorata dicendo che anche a lei le prime volte veniva la nausea (cosa alla quale non credo nella maniera più totale, dato che fa cinque tic tac uno dietro l'altro senza battere ciglio) e mi ha detto che anche lei la prima lezione dopo l'estate credeva di morire (altra bugia a fin di bene, presumo) e soprattutto era raggiante per lo sforzo che ho fatto per condividere la sua routine sportiva, per quanto mi è possibile. Rideva ai miei resoconti, annuiva seria di fronte alle mie difficoltà e mi incoraggiava in ogni maniera possibile. Mi ha anche detto: "Sì, ti ho vista un po' in difficoltà nel riscaldamento, ma sei andata bene". 

Insomma, se passo la notte rifletto sulla possibilità di fare un allenamento a settimana, almeno finché imparo a fare la ruota. 

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