venerdì 12 ottobre 2012

Linguaggio emotivo vs linguaggio "tecnico"

Ieri ho scoperto che la pulcina al nido dice "Pappa" quando vuole altro cibo, mentre a casa lo sforzo non lo fa, dal momento che la mamma è sempre pronta a captare segnali di qualsivoglia genere e a soddisfare le esigenze ancora prima che vengano espresse. Poi mi è venuto in mente che in effetti in uno dei tanti libri di psicologia per bambini che ho letto dalla pancia in avanti c'era scritto che le competenze legate al linguaggio vengono sviluppate maggiormente intorno ai due anni, quando i bambini passano maggiore tempo con il papi, che comunica con un linguaggio meno empatico ma più esplicito; e così imparano i nomi di tutti gli utensili da lui usati, delle attività che fanno insieme e via dicendo, un linguaggio "tecnico", potremmo definirlo.
Ho quindi pensato che il nido in un certo senso svolge il ruolo del papà: i bambini hanno più bisogno di comunicare in maniera chiara ed esplicita quello di cui necessitano, e così si ingegnano. E la pulce, che con il passar dei mesi si rivela scaltra come suo padre più che come sua madre, ha capito subito il funzionamento: perché fare lo sforzo se a casa ottengo lo stesso risultato puntando solo un dito verso il cibo? La conclusione di tutto questo bel ragionamento è che stavo meditando se far finta di non capire, la prossima volta che punta il dito, e vedere l'effetto che fa.

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